Crybaby Reviews
Sentireas Coltare – 9th april 2012
7.2/10
Casualità vuole che abbia infilato nel lettore il cd di Crybaby appena terminato di leggere il capitolo di Retromania dedicato all’infinito recupero dei 50s. Il fatto è che, concetrati come siamo stati su un revival degli 80s che non accenna a perdere di intensità, abbiamo trascurato la subdola e pervasiva carica di quell’immaginario naif a base di voci singhiozzanti, twang affilati e chiome impomatate.
Spesso ci è stato proposto sotto fogge mutevoli (pensate al lo-fi noir di Dirty Beaches, all’Elvis cibernetico di Bosco Del Rey o alla sceneggiata kitch in stile John Waters di Hunx and His Punks). Adesso però arriva uno che quando fa il crooner non ride sotto i baffi, non opera ingegnosi ma sterili slittamenti semantici.
Quello di Danny Coughlan è un immaginario tutt’altro che ostentato: niente maledettismo rock’n’roll, ribelli in brillantina e auto a pinne di squalo. Lui viene da Bristol e a vederlo, stretto in quell’impermeabile, con la lucente pelata e il pizzetto, gli si attribuirebbe un minimalismo d’avanguardia, più che un crooning affettato alla Roy Orbison. E invece è proprio lì che pesca questo sontuoso esordio.
Attinge alle rock ballads più sdolcinate, al doo wop e al blue eyed soul e li rinfresca con un modernità per nulla artefatta e quell’approccio apocrifo che dona alle melodie una profondità inedita. Viene in mente il Morrissey innamorato di Dusty Springfield, per il languore e l’uggia britannica che imperla i brani.
Gli arrangiamenti, poi, sono appena percettibili, anche nei misuratissimi interventi di organo e archi o nei riverberi spectoriani delle percussioni. Persino quando le atmosfere virano verso il western cinematico in odor di Scott Walker. Niente ritocchi vintage, solo la naturale prosecuzione di una tradizione melodica che così pura e cristallina si faticava a ricordare. – Diego Ballani
Comments are closed